Un corpo che parla

Un corpo che parla

La malattia come espressione dell’impensabile

Il termine “mente”, che comunemente utilizziamo per indicare le funzioni superiori del cervello e, in particolare le facoltà di cui l’uomo è cosciente, come il pensare e il conoscere, è curiosamente anche utilizzato come verbo per indicare l’atto del dire qualcosa di falso o inventato. Appare un paradosso a noi occidentali, che consideriamo la nostra mente come un insostituibile “centro di controllo”, pensare che potremmo essere in balia di un inganno! Eppure a volte pare proprio essere così!

Negli ultimi anni numerosi studi sembrano dimostrare che le malattie esprimono messaggi inviati dal corpo ad una mente che si rifiuta di prenderne atto e dunque, non semplicemente degli sfortunati accadimenti che ci piombano addosso. Le malattie ci appartengono più di quanto crediamo e a volte agiscono al posto della nostra coscienza!

In questo senso allora, la nostra mente, intendendo per essa la nostra parte cosciente e vigile, rifiuta di prendersi cura di aspetti conflittuali di sé e inganna se stessa minimizzando o negando il problema.

Il sintomo è l’espressione visibile di qualcosa d’invisibile. Possiamo paragonare il sintomo ad una spia di un’automobile. Immaginiamo che durante un viaggio la spia si accende facendoci fermare. Nonostante il malumore per il viaggio interrotto sarebbe sciocco prendercela con la spia, che tra l’altro, ci ha segnalato puntualmente la presenza di un problema ancora invisibile al nostro occhio. Così come sarebbe improbabile che il meccanico, per riparare l‘auto, rimuovesse la lampadina che ha fatto accendere la spia. In sintesi, come la spia accesa dell’automobile ci sollecita ad analizzare tutto il motore per capire il guasto, il sintomo rappresenta la spia che chiede attenzione a tutto il corpo.

C’è spesso una relazione evidente tra alcune malattie e le strutturazioni psichiche di chi le accoglie, come se un soggetto, tra tutte le malattie, non può che essere posseduto da quella in particolare. Anni fa rimasi colpita profondamente da una paziente con forti tendenze auto-lesionistiche che dopo qualche seduta mi rivelò che, da tempo, combatteva una malattia autoimmunitaria. Quando la conobbi, la prima cosa che mi sorprese fu notare che la sua vita era una collezione di violenze subite oltremisura, in particolare dal compagno. La sua era un’esistenza da vittima, continuamente schiacciata senza pietà, a tal punto che a volte pareva difficile credere che quest’uomo la potesse odiare così tanto da provocarle tutto quel dolore. Come poteva distruggerla in quel modo? E lei come poteva accettare tutta quella crudeltà? Le violenze consistevano in colpi fisici ma soprattutto in continue pressioni psicologiche senza termine. Era oltremodo una coppia molto unita, che nonostante tutto non riusciva a separarsi. Ciò che mi sorprendeva era soprattutto come la paziente non metteva limite ai soprusi che quest’uomo le inferiva, quasi come se nella sua vita era giusto che lei patisse. Un giorno le chiesi d’istinto: “Cosa devi scontare di tanto terribile?” A questa domanda ricordo che rimase gelata, e rispose “Non te lo dirò mai!”. Si stava toccando chiaramente un punto dolente, così tremendo che purtroppo mai riuscì a svelare a me, ma soprattutto a sé stessa che non poteva fare a meno di tutta quella violenza. Da anni combatteva contro una malattia autoimmune che peggiorava con il tempo, aggredendola con violenza, la stessa che lei si permetteva di subire facendola agire da altri.

Le patologie autoimmuni sono per eccellenza tra le malattie in cui è evidente un correlato psichico. Ciò che accade in questi disturbi tremendi è che è lo stesso sistema immunitario, che normalmente difende l’organismo dalle aggressioni esterne (virus, batteri, ecc.), ad attaccare il tessuto sano, confondendolo per un aggressore esterno. Per meglio comprendere cosa accade in queste malattie si può immaginare il sistema immunitario come un esercito che difende il territorio da incursioni esterne (virus, agenti tossici ecc), e dunque si attiva ogni qual volta non riconosce come proprio un elemento che potrebbe rappresentare una minaccia per l’organismo. In questo caso però il sistema immunitario attacca erroneamente se stesso arrivando a distruggersi. Metaforicamente è chiaro che vi è un’aggressività rivolta all’interno.

Le malattie parlano per noi, e il corpo si fa voce con coraggio, ma a volte è troppo difficile ascoltare e comprendere, a volte addirittura è troppo tardi perché il problema si concretizza anche nel corpo. E’ un dialogo che dobbiamo faticosamente imparare nuovamente perché nelle nostre consapevolezze il corpo è stato separato dalla psiche da troppi anni.

L’insistente tendenza a considerare il corpo e la mente come due entità separate proviene già da dal tempo di Platone, poi rafforzata da Cartesio che ha ampiamente contribuito a modificare il corso della medicina e a far si che essa deviasse da un approccio organismico (la mente è nel corpo) a un orientamento puramente organico.

Questa scissione porta sicuramente al risultato che le conseguenze psicologiche delle malattie del corpo, di solito, vengono trascurate e ancora più negati sono gli effetti somatici dei conflitti psicologici.

Imparare a dialogare con il proprio corpo, chiederci cosa esprime, come prova piacere, dolore e il passo più importante per vivere bene e in salute.

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